Siamo al primo mattino del 25 luglio 1944. Giunge voce che i tedeschi, scesi dal San Bernardo, si stiano
dirigendo verso Garessio, mentre un altro reparto, già in sosta a Ceva, si sta avviando verso l’Alta Val
Tanaro, controllata da oltre un mese da un gruppo partigiano che ha stabilito un piccolo presidio in
Pievetta, frazione di Priola. Verso le ore 16:00 in paese si sentono raffiche di mitraglia provenienti dalla
strada di Roccaprencisa, distante circa due Km dall’abitato di Pievetta. Si tratta di un attacco partigiano,
durante il quale resta ucciso un soldato tedesco. La popolazione di Pievetta, poco più di 550 anime, in
massima parte donne e anziani, è in subbuglio. Chi può scappa nei boschi, altri si rifugiano nelle cantine.
Intanto la colonna tedesca munita di carri armati e mortai continua
l’avanzata verso il paese e, senza un apparente motivo, inizia la
terribile rappresaglia. Fuoco dei mortai e raffiche di mitra contro la
Chiesa e le case circostanti, bombe a mano lanciate a casaccio nelle
finestre delle case e nei cortili terrorizzano la popolazione, causando
anche le prime vittime. Dopo questa prima esibizione selvaggia,
segue il rastrellamento di uomini, donne, bambini. Mentre i primi
vengono rinchiusi in una cappella sconsacrata, donne e bambini
sono condotti in Chiesa e, nella notte, rilasciati.
26 luglio 1944. Di prima mattina viene chiesto agli uomini, ai quali
si è già lasciato capire che saranno destinati a un “campo di lavoro”,
se “sono pronti a partire”. Alla loro risposta affermativa, sono fatti
uscire e viene formato un gruppo di nove uomini tra i 28 e 65 anni
che, avviati verso un prato, a circa 50 mt. dalla chiesa, vengono
trucidati a raffiche di mitra alla nuca. In concomitanza a questo
terribile evento, altri sono assassinati nelle case o per le strade
mentre viene appiccato il fuoco a fabbricati rustici e civili.
Entrano nella Casa Canonica dove, non trovando l’Arciprete,
freddano suo padre di 68 anni che stava dormendo e poi
incendiano il letto.
Di lui non rimane neppure il cadavere. E il massacro di innocenti continua fino al pomeriggio.
Contemporaneamente squadre apposite iniziano a incendiare le case, in breve il fuoco si propaga
ovunque. E’ vietato ogni tentativo di spegnimento. Colonne dense di fumo si innalzano verso il cielo e
ricoprono la vallata per vari chilometri. Vecchi, donne e bambini sono obbligati a lasciare il paese, mentre
l’opera di distruzione viene ripresa con più metodico accanimento …
27 luglio 1944. Le rovine delle case fumano ancora, i morti giacciono insepolti nei prati, sulla strada,
nelle case…
E’ terribile il bilancio di queste giornate: un villaggio di circa 550 abitanti e 80 case viene punito, senza
motivo, con 18 vittime e 50 fabbricati distrutti.
Le vittime assassinate il 25 luglio:
Bonardo Vincenzo di anni 60 vedovo (pensionato ex ferroviere).
De Matteis Domenico di anni 43 coniugato con tre figli (falegname).
Facchinetti Marino di anni 35 celibe (capostazione).
Guido Luciano di Berna di anni 33 coniugato con un figlio (operaio ferroviere).
Roberi Natale di anni 60 coniugato con cinque figli (contadino).
Bertino Pietro di anni 28 celibe (studente) .
Massironi Guglielmo di anni 39 celibe.
vittime correlate all'eccidio
Roberi Natale di anni 61 coniugato con tre figli (contadino), ucciso la sera precedente;
Roberi Vincenzo di anni 79, coniugato con due figli (contadino),oppresso dall'asma,muore
colpito da una bomba a mano scagliata dalla finestra;
Roberi Mario e Alfonso di anni 45 e 41 (contadini),sorpresi intorno alla salma del padre,
vengono trascinati attraverso l'aia nel vicino seccatoio, sono trucidati in presenza dei
famigliari;
Canavese Giuseppe di anni 35 coniugato con 4 figli (contadino), tornato al paese per vedere la
famiglia , viene ucciso sul pianerottolo di casa;
Bruno Giuseppe di anni 57 coniugato con 2 figli (contadino),dopo essere uscito dal fienile nel
quale si era nascosto ,viene sbeffeggiato e in seguito ucciso
Roberi Benone di anni 52 (contadino), mentre tenta di trarre in salvo il bue, viene ucciso e il
suo cadavere viene rinvenutoi bruciato e irriconoscibile;
Civalleri Paolo di anni 68 (padre del parroco), viene ucciso nel suo letto e in seguito bruciato,
lasciando di lui solo pochi resti;
Francesia Carlo di anni 41 (invalido), menomato di un braccio, pensa di essere risparmiato per
la sua condizione, viene ucciso spietatamente.