L'eccidio del
30 Dicembre 1943
Sono circa le 8 del mattino quando alcuni reparti di truppa tedeschi arrivano alla frazione San Pietro.
Con sentinelle armate bloccano subito tutte le vie d’entrata poi iniziano il rastrellamento. Mentre le
pattuglie perlustrano casa per casa l'abitato, altri, quasi con meta prestabilita, appiccano il fuoco a
diverse abitazioni prendendo di mira specialmente le osterie; in poco tempo diverse case sono in preda
alle fiamme mentre viene vietato in modo assoluto che qualcuno si adoperi a spegnere gli incendi che
divampano. I soldati frugano in ogni casa, in ogni angolo, in cerca di partigiani nascosti. Intanto altri
drappelli tedeschi si dirigono verso le frazioni Villaro e Villaretto risalendo i relativi valloni per dare la
caccia agli sbandati. In poco tempo tutte le colline ed i valloni risuonano di colpi di mitragliatrice, di
moschetto, come durante lo svolgersi d'un furioso combattimento. La popolazione terrorizzata si chiude
nelle proprie abitazioni; il paese è invaso dai soldati che arrivano in drappelli e ripartono per altre località
ancora da esplorare. Solo verso sera, quando le truppe si accingono a lasciare il paese, cominciano a
giungere le notizie dalle varie frazioni. Si apprende, così, che in frazione S. Pietro, nella regione Serra,
sono stati fucilati Albertengo Antonio d'anni 51 ed un giovane, Salusso Chiaffredo d'anni 21, trovati nel
cortile della loro abitazione ed ivi passati per le armi a titolo di
rappresaglia e per terrorizzare. Dalla frazione Villaro le notizie
giungono molto più gravi: qui si è consumata una vera carneficina.
Sono stati uccisi a colpi di fucile o di pistola tredici individui, di tutte
le età, rei soltanto di avere, alla vista della truppa, presi dal panico
e spaventati dal rumore delle fucilate, tentato di fuggire in cerca di
qualche riparo o difesa naturale. Quasi tutte, o parte delle loro
abitazioni, sono incendiate, cosicché la regione prende ben presto
l'aspetto d'un immenso fumaiolo; ben trenta abitazioni risultano
completamente distrutte dalle fiamme. Anche dalla frazione Villaretto
giungono notizie terrificanti: tutte le abitazioni trovate chiuse, o
perché abbandonate dagli abitanti intimoriti, o perché assenti gli
abitanti per motivi di lavoro, o anche aperte, ma assenti i proprietari,
vengono incendiate. Nella parte superiore della regione Olmetto
alcuni partigiani tentano di resistere sparando con una mitragliatrice,
ma sono presto sopraffatti e costretti alla fuga, lasciando sul terreno
due dei loro morti. Intanto alcuni giovani, sorpresi nascosti in una
casa della regione, vengono cacciati e spinti fino nei pressi della
Cappella Olmetto ed ivi uccisi poco dopo a colpi di moschetto; tre
di questi sono i due fratelli Perrone ed un certo Barale, tutti della frazione Villaretto. I cadaveri vengono
abbandonati sul posto. Triste bilancio quello dell'eccidio del 30 dicembre: risultano in totale 22 morti
di cui: 2 alla frazione S. Pietro, 13 alla frazione Villaro e 7 alla frazione Villaretto; tutti, eccetto due, del
paese, nessuno di questi risulta aggregato o appartenente a gruppi di partigiani; i due giovani non del
paese sembra fossero: uno di Villafranca e il secondo di Torino. Nella frazione di Villaretto e in quella
di Olmetto risultano completamente distrutte dalla fiamme circa una ventina di case. Tutte le vittime sono
seppellite nei camposanti del Comune, eccetto i due soprannominati che vengono sepolti in quello di
Famolasco. Il motivo della spedizione e della operazione di guerra compiuta é quello di terrorizzare
gli abitanti affinché non dessero più mano ai partigiani e indurre, con lo spavento, i giovani renitenti alla
chiamata, a presentarsi alle armi.
14 febbraio 1945
Alle 6:00 del mattino del 14 febbraio 1945 un gruppo di fascisti della Brigata Nera irrompe, urlando,
nel cortile dalla casa abitata da tre famiglie di braccianti. Costringono le famiglie a uscire nel cortile:
uomini, donne e bambini terrorizzati. Cercano Imerio Tondelli che sta per andare al mulino con un
sacco di frumento caricato sul carriolo. Gli dicono che lo conducono in caserma per avere delle
informazioni. Intanto da altre abitazioni vengono prelevate altre dieci persone e condotte alla Casa
del fascio. Sono le ore 9 circa, quando tutti questi fermati vengono condotti sulla piazza del paese,
fatti allineare contro il muro del Torrazzo, antico torrione della Rocca e simbolo della città, e brutalmente
freddati a colpi di fucile. I loro nomi sono i seguenti: Aristide Carboni - Carlo Formentini - i fratelli Otello e
Oreste Gibertoni - Evres Lazzaretti - Primo Malaguti - Emilio Mattioli - Licinio Tedeschi - Armando Storchi -
Imerio Tondelli.