Estate 1944: a Centallo è pesante la presenza dell’occupante tedesco. In giugno, infatti, si stanzia in paese
un nutrito reparto germanico, sembra della Luftwaffe, di supporto al piccolo aeroporto di Levaldigi, dove,
però, non è possibile dar loro adeguata sistemazione.
Visionati gli ampi dormitori dell’Orfanotrofio “Mons. Perucchetti” e ritenuti idonei a offrire comodo alloggio
alla truppa, il comando tedesco decide di “occupare” tutta la parte più nuova dei fabbricati.
Nonostante la difficile convivenza tra suore, ragazze orfane e soldati, non si verificano episodi drammatici
fino al 14 ottobre 1944. A metà pomeriggio di tale giorno, infatti, il cielo di Centallo si riempie del rumore
di velivoli in avvicinamento provenienti dalla Francia per mitragliare l’Orfanotrofio. Grazie al provvidenziale
allarme di una suora, tutti riescono a mettersi in salvo, anche se i danni al
palazzo, alla Cappella, al giardino sono notevoli: si contano 180 buchi sui
muri esterni dell’edificio. Ancora oggi non è possibile stabilire con precisione
il motivo di questo raid aereo: alcuni sostengono abbia avuto come obiettivo
quello di colpire le forze tedesche presenti nei locali dell’Orfanotrofio, altri
che lo scopo sia stato quello di abbattere una colonna tedesca in marcia,
lungo la strada poco lontano dalla casa. (4 autocarri tedeschi, colpiti, saltano
in aria). Dopo questa spaventosa esperienza le suore decidono di munire
l’Istituto di un rifugio, anche se sembrano remote le possibilità di un altro
attacco aereo dal momento che Centallo non si presenta come “obiettivo
militare” di rilievo.
Venerdì 29 dicembre 1944.
Sono le 13:45 quando ragazze e suore, uscite in
cortile per la ricreazione, odono in lontananza
l’ormai temuto rombo di motori aerei. Il velivolo
appare, però, prima che qualcuno faccia in tempo a
dare l’allarme. La bomba, lanciata da bassissima quota, centra in pieno
l’Orfanotrofio. La parte più recente del fabbricato è come sventrata, quasi non
esiste più; sotto le macerie fumanti ci sono quasi tutti gli ospiti dell’Orfanotrofio: 34
ragazze e quattro suore.
Tutta Centallo accorre: si scava nella speranza di
trovare delle superstiti. Quando fa sera, per via del
coprifuoco, le ricerche vengono interrotte, ma alle
prime luci del mattino riprende il lavoro di scavo…
Solo tre giovani restano illese.
Si contano, purtroppo sedici salme.
Le vittime:
Lucia Aloj di Montà, 20 anni
Luciana Bernardi di Centallo, 4 anni
Caterina Franchino di Beinette, 16 anni
le sorelle, di Genova, Guccia Domenica, 7 anni
Giuseppina, 9 anni e Maria Grazia, 10 anni
Caterina e Maria Isaia di Tarantasca, 18 e 17 anni
Margherita Mogna di Centallo, 79 anni
Ivonne e Giovanna Muru di Milano, 7 e 4 anni
Alda e Irene Novarino di Baldissero, 6 e 9 anni
Bernardina Roccia di Centallo, 15 anni
Suor Rosina Conterno di Monforte d’Alba
Suor Miriam Sejta di Saluzzo.
E ancora una vittima della follia umana, Maria Isoardi nasce a
Centallo nel 1917. Già a tredici anni manifesta il suo desiderio di
“diventare una brava e onesta Maestrina”,
sogno che diventa realtà quando, nel 1937,
si diploma insegnante presso l’Istituto
Magistrale “De Amicis” di Cuneo.
Nell’anno scolastico 1943/44 viene
assegnata alle scuole elementari di
Pietraporzio. Raggiunge questo paesino
in alta Valle Stura nel periodo più brutto
della II Guerra mondiale, quello che fa
seguito all’8 settembre. Mercoledì 20 aprile
1944 per Pietraporzio è una giornata
tragica: scorribande di soldati, mitragliatrici
tedesche puntate ovunque, incendio di quattro case come
rappresaglia per il ritrovamento di alcune armi, perquisizione anche
della scuola. Terminate le lezioni Maria e la sua collega
accompagnano a casa i bambini, poi ritornano a scuola. Qui trovano
un’amara sorpresa: un militare tedesco che le ha seguite si è
introdotto nella stanza e si è chiuso la porta alle spalle. Mentre la
collega, anche grazie all’aiuto di Maria, riesce a fuggire, lei rimane
prigioniera nella scuola… Dall’esterno si sente il rumore di uno sparo e qualcuno assiste alla fuga di un
militare. Quando i primi soccorritori riescono a entrare nella scuola, per Maria non c’è più niente da fare: il
suo corpo martoriato è in posizione supina, in una pozza di sangue, con il capo trapassato da un proiettile.