A guerra finita l’edificio rimane vuoto per parecchi anni. Ne continua, così, la spogliazione già iniziata e praticata con metodo dai tedeschi.Il suo futuro è incerto: sono diverse le proposte che vengono avanzate per il riutilizzo dei locali. Qualcuno propone di ripristinare una caserma come era prima della guerra. Altri avanzano l’ipotesi di riprendere un vecchio progetto ottocentesco e di aprire un convitto scolastico per l’intera Alta Val Tanaro.Il problema del suo riutilizzo pare risolversi nel 1963 quando le fonti San Bernardo decidono di cederlo perl’esigua somma di 15.000 € (circa 30 milioni di lire) alla società genovese “Le Querce” dell’ing. Pietrafacciacol patto che venga ripristinata l’attività alberghiera. Sono sottoposti al Comune alcuni progetti di rilanciodel locale. Iniziano i primi lavori di recupero: sono abbassate le volte, viene ripristinato il tetto, ripulito il salone a pianterreno… ma poi i lavori di restauro si fermano.Fino agli anni ‘70 il suo utilizzo risulta assai sporadico. Due veglioni, Capodanno e Carnevale, qualche concerto organizzato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e dalla Sportiva, qualche mostra (fra di esse una di Vanni Penone), l’incontro nel 1970 con gli ufficiali slavi già prigionieri al tempo del campo PW43.