L'8 settembre 1943 Amos Pampaloni si trova a
Cefalonia. Capitano di complemento del 33°
Reggimento d'Artiglieria, dopo che i soldati italiani
della Divisione Acqui decidono di opporsi ai nazisti
con le armi, il 13 settembre dirige il fuoco della sua
batteria contro i natanti tedeschi che puntano
sull'isola. Quando i militari italiani sono costretti alla
resa non sospettano che i tedeschi, in violazione
delle convenzioni internazionali, li passeranno per
le armi. Invece degli uomini di Pampaloni, quasi
ottanta, sono trucidati dai nazisti. Lui si salva
soltanto perché, raggiunto alla gola da una rivoltellata sparata da un ufficiale tedesco, viene
considerato morto. Soccorso in seguito da una famiglia del luogo, il capitano italiano si
unisce ai partigiani greci e per quattordici mesi combatte nell'Epiro, spostandosi da
Antiochia, ad Agrignon a Brevisan. Quando torna in Italia, rende al Servizio Informazioni
Militari la sua testimonianza su quanto avvenuto a Cefalonia, e negli anni successivi,
continua a elogiare l'eroismo dei suoi commilitoni. Oltre alla Medaglia d'argento, Pampaloni
ottiene altri riconoscimenti. Al "gonfalone d'argento" del Consiglio regionale toscano, si
aggiunge nel 2005, proprio nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno, il "fiorino
d'oro" del Comune di Firenze, con una motivazione che, tra l'altro, dice "... A lui, oggi, la
città di Firenze, nel ricordo dei caduti di Cefalonia, vuole rendere omaggio per essere stato,
in questi anni, interprete degli ideali della Resistenza e testimone del prezzo pagato per
conquistare al nostro paese la democrazia".
Amos Pampaloni muore a Firenze il 12 giugno 2006.
Il Cap. Renzo Apollonio, per una serie di atti concreti, è il principale protagonista della lotta
contro i tedeschi nell’isola di Cefalonia. Comandante di batteria, si rivela essere tra i pochi
in contrapposizione al Gen. Gandin quando questo è propenso alla cessione delle armi.
L’11 settembre ’43 provvede, con un pugno di uomini, a recuperare da un dragamine
italiano in mano ai tedeschi due mitragliatrici contraeree. Due giorni dopo coordina con il
Cap. Pampaloni l’iniziativa di fuoco contro i pontoni da sbarco tedeschi.
In seguito conduce un assalto al comando tedesco della Marina, catturando 14 prigionieri.
Infine, reclutando i soldati italiani superstiti, dà vita al Raggruppamento Banditi “Acqui” e,
con il nome di battaglia di “Pennanera”, intensifica i legami con gli esponenti dell’ ELAS
partecipando alla lotta contro i tedeschi fino alla liberazione dell’isola. Riconoscenti per la
solidarietà dimostrata da Apollonio e dai suoi “Banditi”, i partigiani greci concedono alla
Formazione di rientrare in patria nel novembre ’44 con la propria bandiera e con le armi di
reparto.
Per il suo valoroso comportamento viene premiato con il passaggio in servizio permanente
effettivo e con la promozione sul campo. Nel dopoguerra il Gen. Apollonio assolve
numerosi incarichi di Comando e di Stato Maggiore. Lasciato il servizio attivo dedica il suo
tempo alla memoria dei Caduti di Cefalonia. Muore a Firenze l’8 febbraio 1995.
Pampaloni e Apollonio partigiani