Il Generale Gandin medaglia d’oro
«Evviva l'Italia, evviva il Tricolore!» Queste le ultime parole pronunciate davanti al plotone di esecuzione dal generale Antonio Gandin, comandante della Divisione Acqui presente a Cefalonia con circa 12 mila uomini e oltre 500 ufficiali. Dopo la notizia dell'armistizio, il generale Gandin convoca al Comando una serie di riunioni aperte a ufficiali superiori, sottufficiali, soldati, cariche di tensione per le perentorie richieste dei tedeschi:" non siamo più alleati con i tedeschi, adesso siamo nemici.... i tedeschi esigono le nostre armi".
«Succede il finimondo», rammenta Stanghellini, autista del gen. Gandin, ripetendo le esclamazioni di protesta dei suoi commilitoni: «Le armi ai tedeschi? Le armi sono state consegnate a noi e sono nostre!» Sono le giornate febbrili del negoziato. Gandin, che conosce bene i tedeschi, ammonisce: «Se noi facciamo una battaglia contro i tedeschi e perdiamo, ci ammazzano tutti». Una triste previsione che si avvera, infatti gli italiani soccombono. Stanghellini, dal Comando di Argostoli ormai «disabitato», vede arrivare una camionetta Volkswagen dalla quale scendono 4 tedeschi armati di bombe a mano. «Dopo circa un quarto d'ora giunge un'altra camionetta con il generale Gandin» racconta «e i tedeschi cominciano a interrogarlo, c'erano gli interpreti».
Si tratta del processo sommario nel quale Gandin è condannato alla pena capitale. «Lei, signor generale, da questo momento kaputt», è il verdetto finale. Dal suo capitano, Stanghellini è mandato a prendere l'autocarretta che servirà a prelevare Gandin. Quando torna, osserva questa scena: «Ci sono due tedeschi armati col mitra spianato e il generale esce per primo senza più gradi, bottoni, cinghia, cordoni delle scarpe, aveva solo giacca e pantaloni; è stato uno shock indescrivibile vedere così il generale che avevo servito».
Alla Casetta Rossa i tedeschi fanno scendere Gandin che scortano coi mitra. Poi descrive: «C'è un plotone di esecuzione con 7-8 militari col mitra e uno che lo comanda, forse un capitano, che rivolgendosi al generale afferma: lei da questo momento è al patibolo, esprima il suo ultimo desiderio». «Gandin, che era molto pallido in volto, ci ha pensato un istante e poi: "evviva l'Italia, evviva il Tricolore!"», testimonia Stanghellini, che continua: «L'ufficiale indietreggia e ordina: fuoco! I soldati del plotone, disposti a ferro di cavallo, sparano». Gandin è falciato dalle raffiche di mitra. «Con disprezzo l'ufficiale tedesco dà un calcio al generale, il cui corpo era già tagliato in tre pezzi, facendolo rotolare nelle acque del mare», racconta il superstite. E’ il 24 settembre 1943. Al generale Gandin viene conferita la medaglia d’oro al valor militare. Questa è la motivazione della Medaglia d'Oro al V.M. concessa al gen. Gandin: "In difficile situazione politico-militare, quale comandante della difesa di un'isola attaccata con forze preponderanti dal mare e dal cielo, riusciva con poche forze a sua disposizione in primo tempo a stroncare l'azione nemica, successivamente a contendere palmo a palmo l'avanzata dell'avversario sempre crescente in forze, animando col valore e con la capacità personale le sue truppe, fino alle estreme possibilità di resistenza. Catturato dal nemico coronava col supplizio stoicamente sopportato l'eroismo e l'alto spirito militare di cui aveva dato sì luminosa prova in combattimento". ( Cefalonia, 11-23 settembre 1943 ).