Vittime di una decisione infame
Dai messaggi cifrati italiani e tedeschi
inviati a Cefalonia e ricevuti da quell’isola
(documenti, oggi, consultabili presso
l’USSME e l’USMM) risulta chiaramente
che il primo ordine dato a Gandin il 9
settembre è quello di ritirarsi dal nodo
strategico di KardaKata per cederlo ai
tedeschi, come segno di buona volontà
nelle trattative di resa con il col. Barge.
Il primo messaggio diretto dal gen. Gandin
a Marina Brindisi per Comando Supremo
(partito alle 11,20 e protocollato al CS alle
20,50 dell’ 11 settembre) chiede
”…disposizioni superiori circa modalità
eventuale evacuazione militari et armi isola
Cefalonia”.
Ma, già lo stesso 11 settembre il CS (ore 9,45) fa giungere tramite Stazione Tavola N.
1029/CS. “…Comunicate at Generale Gandin che deve resistere con le armi at
intimazione tedesca di disarmo at Cefalonia…”
E un ulteriore messaggio, il 1027/CS ribadisce “…Truppe tedesche devono essere
considerate nemiche”.
Alla luce di queste considerazioni risulta evidente che i soldati della “Acqui” non
possono essere considerati dei partigiani per almeno due motivi:
Per quanto l’armistizio possa risvegliare l’animo patriottico dei soldati, essi, in
quanto tali, non possono avere nessun potere decisionale che spetta
unicamente ai loro superiori, cioè al gen. Gandin e al CS;
Sebbene infame, soprattutto perché inviato da un CS che stava fuggendo a
Brindisi, l’ordine giunto a Cefalonia è quello di “resistere con le armi”.