Ma con l’armistizio dell’8 settembre 1943 la guerra prende una “piega” del tutto nuova per l’Italia e
quindi anche per la provincia di Cuneo.
Il Paese si spacca in due fronti: il Nord, sotto la guida della Repubblica Sociale Italiana - guidata da
un Mussolini sempre più prigioniero di Hitler, é occupato dai tedeschi, il Sud, dove si ricostituisce
il governo legittimo, dopo la vergognosa fuga della Monarchia e del suo entourage da Roma a Pescara
e poi a Brindisi, è liberato dagli Alleati.
Proprio per questa anomala situazione durante i venti mesi che “corrono” fra l’armistizio ed il 25 aprile
1945 anche la popolazione civile è chiamata a sopportare direttamente il peso del conflitto fino ad
allora conosciuto attraverso la triste esperienza dei bombardamenti aerei, dell'occupazione nazista e
della protervia fascista.
All’atto della firma dell’armistizio il sud-est della Francia è occupato da circa 150.000 soldati italiani
costituenti la IV armata dell’esercito regio. Ancor prima della dichiarazione radiofonica dell’armistizio
pronunciata dal Maresciallo Badoglio, le truppe italiane, prive di ordini da parte dello stato maggiore
italiano, iniziano il rimpatrio abbandonando le proprie postazioni ai tedeschi.
L’armistizio coglie tutti impreparati ad eccezione delle truppe tedesche che accerchiano quelle italiane
chiedendo loro la deposizione delle armi. Così i reparti italiani ancora in Francia vengono sopraffatti,
mentre quelli già in territorio italiano si disgregano, formando gruppi di sbandati che, con l’aiuto della
popolazione, riescono a far fronte alla loro critica situazione.
Parte di questi sbandati danno vita a gruppi autonomi partigiani di ideologia anche diversa tra loro,
ma tutti fermi nell’intento di liberare l’Italia dalle forze tedesche.
Nel frattempo tutto il Nord-Italia viene occupato dalle forze tedesche.
A queste si uniscono unità del nuovo esercito formatosi dopo la costituzione della Repubblica di Salò.